Lettera scritta da un beneficiario al Gesuita Le Tellier, il 6 maggio 1714
Mio reverendo padre,
Obbedisco agli ordini che Vostra Eccellenza mi ha dato di presentare i mezzi più efficaci per liberare Gesù e la sua Compagnia dai loro nemici. Io credo che non siano rimasti più di cinquecentomila ugonotti nel regno; alcuni dicono un milione, altri millecinquecento; ma qualunque sia il loro numero, ecco la mia idea, che sottopongo umilmente al vostro giudizio, come si conviene.
- Basta prendere in un giorno tutti i predicanti e impiccarli tutti in una volta in uno stesso posto, non solo per il pubblico esempio, ma anche per la bellezza dello spettacolo.
- Io farò uccidere nei loro letti tutti i padri e le madri, perché se li si uccidesse nelle strade, questo potrebbe causare qualche tumulto; molti inoltre potrebbero salvarsi, cosa che bisogna evitare prima di tutto. Questa esecuzione è un corollario necessario ai nostri principi: perché, se è doveroso uccidere un eretico, come tanti grandi teologi dimostrano, è evidente che è doveroso ucciderli tutti.
- Il giorno dopo io unirò in matrimonio tutte le giovani a dei buoni cattolici, visto che, dopo l’ultima guerra, non bisogna spopolare troppo il paese; ma per quanto riguarda i ragazzi di quattordici e quindici anni, già imbevuti di malsani principi che non possiamo vantarci di distruggere, la mia opinione è che si debbano castrare tutti, affinché questa gentaglia non si riproduca. Per quanto riguarda i bambini piccoli, saranno cresciuti nei vostri collegi, e saranno frustati finché non sapranno a memoria le opere di Sanchez e di Molina.
- Penso, salvo ammenda, che bisogna fare lo stesso a tutti i luterani dell’Alsazia, visto che nel 1704, nel giorno della battaglia di Hochstedt, ho scorto due vecchie di quel paese che ridevano.
- Il partito dei giansenisti sembrerà forse un po’ più ingombrante: io credo che si aggirino intorno a sei milioni, almeno; ma uno spirito come il vostro non deve averne timore. Io includo tra i giansenisti tutti i parlamenti che sostengono così indegnamente le libertà della Chiesa Anglicana. Spetta a Vostra Eccellenza soppesare, con la vostra abituale prudenza, i mezzi per sottomettere tutti questi spiriti rivoltanti. La congiura delle polveri non ha sortito il successo desiderato perché uno dei cospiratori ha avuto l’imprudenza di voler salvare la vita al suo amico; ma siccome voi non avete alcun amico, non c’è da temere il medesimo inconveniente: per voi sarà molto semplice far saltare tutti i parlamenti del regno con quell’invenzione del monaco Schwartz che viene detta ‘pulvis pyrius‘. Ho calcolato che servono, l’uno portando l’altro, trentasei tonnellate di polvere per ogni parlamento, e moltiplicando dodici parlamenti per trentasei tonnellate, si ottengono soltanto quattrocentotrentadue tonnellate, che, a cento scudi al pezzo, fanno la somma di centoventinovemilaseicento lire: è una bagatella per il reverendo padre generale.
Una volta fatto saltare il parlamento, darete le loro cariche a vostri confratelli, che sono perfettamente competenti sulle leggi del regno. - Sarà facile avvelenare il cardinale di Noailles, che è un uomo semplice e senza alcun sospetto.
Vostra Eccellenza impiegherà gli stessi sistemi di conversione usati per i vescovi ribelli; i loro vescovi, a mezzo di un breve apostolico, saranno messi nelle mani dei gesuiti: allora, quando tutti i vescovi saranno dalla parte della buona causa, e quando tutti i curati saranno abilmente scelti dai vescovi, ecco quello che consiglio, con la compiacenza di Vostra Eccellenza. - Siccome si dice che i giansenisti facciano la comunione almeno a Pasqua, non sarebbe male cospargere le ostie col veleno di cui ci si servì per giustiziare l’imperatore Enrico VII. Qualche contestatore mi dirà forse che con questa operazione si rischierebbe di far morire avvelenati anche i molinisti: questa obiezione è forte; ma non c’è progetto che non abbia degli inconvenienti, non c’è metodo che non minacci una rovina da qualche parte. Se ci arenassimo di fronte a queste piccole difficoltà, non verremmo mai a capo di nulla; e d’altra parte, siccome si tratta di procurare il più grande bene possibile, non bisogna scandalizzarsi se questo grande bene comporta qualche esisto negativo che non è da prendere in considerazione assolutamente.
Non abbiamo niente da rimproverarci: è dimostrato che tutti i cosiddetti riformati, tutti i giansenisti sono destinati all’inferno; in questo modo non non facciamo altro che affrettare il momento in cui avranno ciò che gli spetta.
Non è meno evidente che il paradiso appartiene di diritto ai molinisti: dunque, facendoli perire inavvertitamente e senza alcuna cattiva intenzione, acceleriamo la loro gioia; siamo ministri della Provvidenza sia nell’uno sia nell’altro caso.
Quanto a coloro che potrebbero essere un po’ intimoriti dal numero, la Paternità Vostra potrà far loro notare che dai giorni fiorenti della Chiesa fino al 1707, cioè per circa quattrocento anni, la teologia ha causato il massacro di più di cinquanta milioni di uomini; e che io propongo di strangolarne, o sgozzarne, o avvelenarne, solamente sei milioni e mezzo circa.
Forse mi si obietterà anche che il mio conto non è giusto e che violo la regola del tre semplice: perché, si dirà, se in quattrocento anni non sono morti che cinquanta milioni di uomini per delle distinzioni, dei dilemmi e degli antilemmi teologici, dividendo non si ottiene che trentacinquemilasettecentoquattordici persone all’anno, e che con questo modo uccido sei milioni e quattrocentosessantaquattromiladuecentottantacinque persone di troppo in proporzione all’anno corrente.
Ma, in verità, questo bisticcio è abbastanza puerile; si può anche dire che è empio: perché non si vede che con il mio sistema salvo la vita a tutti i cattolici fino alla fine del mondo? Non l’avremmo mai fatto, se avessimo voluto rispondere a tutte le critiche. Io sono, con una profondo rispetto della Paternità Vostra,
l’umilissimo, devotissimo e docilissimo R…,
originario d’Angoulême, prefetto della Congregazione.
Questo progetto non poté essere eseguito perché il padre Le Tellier vi trovò degli impedimenti, e Sua Paternità fu esiliato l’anno seguente. Ma, così come è necessario esaminare i pro e i contro, è bene indagare in quali casi possiamo legittimamente condividere in parte il pensiero del corrispondente del padre Le Tellier. Sembrerebbe difficile eseguire quel progetto in tutti i suoi punti: ma bisogna vedere in quali casi dobbiamo condannare alla ruota, impiccare, o mettere in prigione le persone che non la pensano come noi: è l’argomento del prossimo capitolo.