Capitolo XXIII

Preghiera a Dio

Dunque non è più agli uomini che mi rivolgo; ma a te, Dio di tutti gli esseri, di tutti i mondi e di tutti i tempi: se è permesso a delle deboli creature perse nella tua immensità e impercettibili al resto dell’universo osare chiedere qualcosa a te, che hai dato tutto, a te i cui decreti sono immutabili quanto eterni, degnati di guardare con pietà gli errori insiti nella nostra natura; che questi errori non causino la nostra rovina.

 

Michelangelo Buonarroti, La creazione di Adamo (particolare)
Michelangelo Buonarroti, La creazione di Adamo (particolare)

Tu non ci hai dato un cuore per odiarci, e delle mani per sgozzarci; fa’ che noi ci aiutiamo a vicenda a sopportare il fardello di una vita penosa e passeggera; fa’ che le piccole differenze tra i vestiti che coprono i nostri deboli corpi, tra tutti i nostri linguaggi insufficienti, tra tutti i nostri usi ridicoli, tra tutte le nostre leggi imperfette, tra tutte le nostre opinioni insensate, tra tutte le nostre condizioni così disuguali ai nostri occhi e così eque davanti a te; che tutte queste piccole sfumature che distinguono l’uno dall’altro gli atomi chiamati ‘uomini’ non siano dei marchi di odio e persecuzione; che coloro che accendono dei ceri in pieno giorno per celebrarti sopportino coloro che si accontentano della luce del tuo sole; che coloro che coprono la loro veste con un telo bianco per dire che bisogna amarti non detestino coloro che dicono la stessa cosa sotto un mantello di lana nera; che sia la stessa cosa adorarti in un dialetto formatosi da una lingua antica o in un dialetto più recente; che quelli il cui abito è tinto di rosso o di viola, che dominano su una piccola briciola di un piccolo mucchio di terra di questo mondo, e che possiedono qualche frammento arrotondato di un certo metallo, gioiscano senza orgoglio di ciò che essi chiamano splendore e ricchezza, e che gli altri li guardino senza invidia: perché tu sai che non c’è né di che invidiare né di che inorgoglirsi di queste cose vane.

Possano tutti gli uomini ricordarsi che sono fratelli! Che abbiano in orrore la tirannia esercitata sugli animi, così come considerano esecrabile il brigantaggio che sottrae con la forza il frutto del lavoro e dell’industria pacifica. Se i flagelli della guerra sono inevitabili, non odiamoci, non sbraniamoci gli uni gli altri nel seno della pace, e impieghiamo l’istante della nostra esistenza a benedire ugualmente in mille lingue diverse, dal Siam fino alla California, la tua bontà che ci ha dato questo istante.