Capitolo XVIII

Gli unici casi in cui l’intolleranza è di diritto umano

Affinché un governo non abbia il diritto di punire gli errori degli uomini è necessario che questi errori non siano dei crimini; essi sono crimini solo quando perturbano l’ordine sociale; essi turbano l’ordine sociale quando ispirano il fanatismo; per meritare la tolleranza, bisogna dunque che gli uomini smettano di essere fanatici.

Se alcuni giovani gesuiti, sapendo che la Chiesa ha in orrore i dannati, che i giansenisti sono condannati da una bolla, e che i giansenisti sono dunque dei dannati, se ne vanno a incendiare una casa di Padri dell’oratorio perché Quesnel l’oratoriano era giansenista, è chiaro che quei gesuiti dovranno per forza essere puniti.

Allo stesso modo, se hanno pronunciato delle massime criminali, se il loro istituto è contrario alle leggi del regno, non si può fare a meno di sciogliere il loro ordine e destituire i gesuiti per farne dei cittadini: cosa che in fondo è un male immaginario e un bene reale per tutti, perché cosa c’è di male nel portare una veste corta invece che una stola e nell’essere libero invece che schiavo? Riformiamo alla pace dei reggimenti interi senza che si lamentino: perché i gesuiti mandano degli strilli così acuti quando li si riforma per avere la pace?

Incisione gesuita che rappresenta la condanna dei giansenisti
Incisione gesuita che rappresenta la condanna dei giansenisti
Se i cordiglieri, animati da un sacro fervore per la Vergine Maria, andassero a demolire la chiesa dei giacobini, i quali pensano che Maria sia nata nel peccato originale, allora si dovrà per forza trattare i cordiglieri pressapoco come i gesuiti.

Si dirà altrettanto di luterani e calvinisti. Avranno un bel dire: “Noi seguiamo i moti della nostra coscienza, è meglio obbedire a Dio che agli uomini; noi siamo il vero gregge, dobbiamo sterminare i lupi”; è evidente che allora sono lupi loro stessi.

Uno dei più sorprendenti casi di fanatismo è stato quello di una piccola setta in Danimarca, il cui principe era il migliore del mondo. Queste persone volevano procurare la salvezza eterna ai loro fratelli; ma le conseguenze di questo principio erano singolari. Sapevano che tutti i bambini piccoli che muoiono senza battesimo sono dannati, e che quelli che hanno la fortuna di morire subito dopo aver ricevuto il battesimo gioiscono della gloria eterna: andavano sgozzando le bambine e i bambini appena battezzati che gli capitava di incontrare; significava indubbiamente fargli il più grande bene che gli potesse capitare: li si preservava in un colpo solo dal peccato, dalle miserie di questa vita e dall’inferno; li si inviava diritti in Cielo. Ma queste persone caritatevoli non consideravano che non è permesso fare un piccolo male per un grande bene; che non avevano alcun diritto sulla vita di quei bambini; che la maggior parte dei padri e delle madri sono attaccati alle cose materiali abbastanza da preferire avere presso di sé i loro figli e figlie che vederli sgozzati per andare in paradiso, e che, in poche parole, il magistrato deve punire l’omicidio, benché fatto con buone intenzioni.

Gli ebrei sembrerebbero aver più diritto di tutti a derubarci e a ucciderci; perché benché ci siano cento esempi di tolleranza nell’Antico Testamento, tuttavia ci sono anche alcune leggi e alcuni esempi severi. Qualche volta Dio ha loro ordinato di uccidere gli idolatri e di risparmiare solo le giovani nubili: ci considerano idolatri e, benché noi oggi li tolleriamo, potrebbero bene, se fossero i padroni, non lasciare al mondo che le nostre giovinette.

Sarebbero soprattutto obbligatoriamente costretti a uccidere tutti i turchi, ciò è evidente: infatti i turchi possiedono il paese degli etei, gebusei, amorrei, gersenei, evei, aracei, cinei, amatei e samaritani. Tutti questi popoli furono colpiti dall’anatema; il loro paese, che si estendeva per più di venticinque leghe, fu donato agli ebrei da più patti consecutivi; devono rientrare in possesso dei loro beni; i seguaci di Maometto ne sono gli usurpatori da più di mille anni.

Se oggi gli ebrei ragionassero in questo modo, è chiaro che non ci sarebbe altra risposta al loro agire che metterli in prigione.

Questi sono indicativamente gli unici casi in cui l’intolleranza pare ragionevole.