Capitolo XV

Testimonianze contro l’intolleranza

È un’empietà, in materia di religione, togliere la libertà agli uomini, impedire che scelgano liberamente una divinità; nessun uomo, nessun dio vorrebbe un servizio forzato. (Apologetico, cap. XXIV).

Se si usasse la violenza per difendere la fede, i vescovi si opporrebbero. (Sant’Ilario, libro I).

La religione forzata non è più religione: bisogna persuadere, e non costringere. La religione non si comanda. (Lattanzio, libro III).

È un’esecrabile eresia voler attirare con la forza, con le botte, con la galera coloro che non si è riusciti a convincere con la ragione. (Sant’Atanasio, libro I).

Niente è più contrario alla religione delle costrizione. (San Giustino martire, libro V).

Saremo noi a perseguitare quelli che Dio tollera? dice Sant’Agostino prima che la sua disputa con i donatisti lo rendesse troppo severo.

Che non sia fatta alcuna violenza agli ebrei. (Quarto concilio di Toledo, cinquataseiesimo canone).

Consigliate, e non obbligate. (Lettera di San Bernardo).

Non pretendiamo di distruggere gli errori con la violenza. (Discorso del clero di Francia a Luigi XIII).

Abbiamo sempre disapprovato i metodi severi. (Assemblea del clero, 11 agosto 1560).

Sappiamo che la fede si persuade e non si comanda. (FLÉCHIER, vescovo di Nîmes, lettera 19).

Non bisogna nemmeno usare dei termini offensivi. (Il vescovo DU BELLAI, durante un’istruzione pastorale).

Ricordatevi che la malattie dell’animo non si guariscono affatto con la costrizione e la violenza. (Il cardinale LE CAMUS, Istruzione pastorale del 1688).

Accordate a tutti la tolleranza civile. (FÉNELON, arcivescovo di Cambrai, al duca di Borgogna).

L’esaltazione forzata di una religione è una prova evidente che lo spirito che la conduce è uno spirito nemico della verità. (DIROIS, dottore della Sorbona, Libro VI, cap. IV).

La violenza può creare degli ipocriti; non si persuade affatto quando si fanno risuonare ovunque le minacce. (TILLEMONT, Storia ecclesiastica, tomo VI).

Ci è sembrato conforme all’equità e alla giusta ragione camminare sulle tracce della chiesa antica, che non ha assolutamente usato violenza per stabilire ed estendere la religione. (Rimostranza del parlamento di Parigi a Enrico II).

L’esperienza ci insegna che la violenza è più atta ad irritare che a guarire un male che ha radice nello spirito, ecc. (DE THOU, Lettera di dedica a Enrico IV).

La fede non si ispira a colpi di spada. (CERISIERS, Sui regni di Enrico IV e Luigi XIII).

È un fervore barbaro quello che pretende di conficcare la religione nei cuori, come se la persuasione potesse essere effetto della costrizione. (BOULAINVILLIERS, Stato della Francia).

La religione è come l’amore: il comando non serve a niente, la costrizione ancora meno; niente di più indipendente che amare e credere. (AMELOT DE LA HOUSSAIE, nelle Lettere del cardinale di Ossat).

Se il cielo vi ha amato abbastanza da farvi vedere la verità, vi ha fatto una grande grazia; ma ai figli che hanno avuto l’eredità dal loro padre spetta forse odiare quelli che non l’hanno avuta? (Lo spirito delle leggi, libro XXV).

Si potrebbe scrivere un libro enorme, tutto composto di brani come questi. Le nostre storie, i nostri discorsi, i nostri sermoni, le nostre opere morali, i nostri catechismi respirano tutti, oggi insegnano tutti il sacro dovere dell’indulgenza. Per quale fatalità, per quale incoerenza noi smentiremmo nella pratica una teoria che proclamiamo sempre? Quando le nostre azioni contraddicono la nostra morale, è perché noi crediamo che ci sia qualche vantaggio per noi a fare il contrario di ciò che insegniamo; ma sicuramente non c’è alcun vantaggio a perseguitare chi non la pensa come noi e a farci odiare. Nell’intolleranza c’è quindi, ancora una volta, dell’assurdità. Ma, si dirà, quelli che hanno interesse a infastidire le coscienze non sono affatto assurdi. È a loro che si rivolge il capitolo che segue.