Gli unici casi in cui l’intolleranza è di diritto umano
Affinché un governo non abbia il diritto di punire gli errori degli uomini è necessario che questi errori non siano dei crimini; essi sono crimini solo quando perturbano l’ordine sociale; essi turbano l’ordine sociale quando ispirano il fanatismo; per meritare la tolleranza, bisogna dunque che gli uomini smettano di essere fanatici.
Se alcuni giovani gesuiti, sapendo che la Chiesa ha in orrore i dannati, che i giansenisti sono condannati da una bolla, e che i giansenisti sono dunque dei dannati, se ne vanno a incendiare una casa di Padri dell’oratorio perché Quesnel l’oratoriano era giansenista, è chiaro che quei gesuiti dovranno per forza essere puniti.
Allo stesso modo, se hanno pronunciato delle massime criminali, se il loro istituto è contrario alle leggi del regno, non si può fare a meno di sciogliere il loro ordine e destituire i gesuiti per farne dei cittadini: cosa che in fondo è un male immaginario e un bene reale per tutti, perché cosa c’è di male nel portare una veste corta invece che una stola e nell’essere libero invece che schiavo? Riformiamo alla pace dei reggimenti interi senza che si lamentino: perché i gesuiti mandano degli strilli così acuti quando li si riforma per avere la pace?
Se i cordiglieri, animati da un sacro fervore per la Vergine Maria, andassero a demolire la chiesa dei giacobini, i quali pensano che Maria sia nata nel peccato originale, allora si dovrà per forza trattare i cordiglieri pressapoco come i gesuiti.
Si dirà altrettanto di luterani e calvinisti. Avranno un bel dire: “Noi seguiamo i moti della nostra coscienza, è meglio obbedire a Dio che agli uomini; noi siamo il vero gregge, dobbiamo sterminare i lupi”; è evidente che allora sono lupi loro stessi.
Uno dei più sorprendenti casi di fanatismo è stato quello di una piccola setta in Danimarca, il cui principe era il migliore del mondo. Queste persone volevano procurare la salvezza eterna ai loro fratelli; ma le conseguenze di questo principio erano singolari. Sapevano che tutti i bambini piccoli che muoiono senza battesimo sono dannati, e che quelli che hanno la fortuna di morire subito dopo aver ricevuto il battesimo gioiscono della gloria eterna: andavano sgozzando le bambine e i bambini appena battezzati che gli capitava di incontrare; significava indubbiamente fargli il più grande bene che gli potesse capitare: li si preservava in un colpo solo dal peccato, dalle miserie di questa vita e dall’inferno; li si inviava diritti in Cielo. Ma queste persone caritatevoli non consideravano che non è permesso fare un piccolo male per un grande bene; che non avevano alcun diritto sulla vita di quei bambini; che la maggior parte dei padri e delle madri sono attaccati alle cose materiali abbastanza da preferire avere presso di sé i loro figli e figlie che vederli sgozzati per andare in paradiso, e che, in poche parole, il magistrato deve punire l’omicidio, benché fatto con buone intenzioni.
Gli ebrei sembrerebbero aver più diritto di tutti a derubarci e a ucciderci; perché benché ci siano cento esempi di tolleranza nell’Antico Testamento, tuttavia ci sono anche alcune leggi e alcuni esempi severi. Qualche volta Dio ha loro ordinato di uccidere gli idolatri e di risparmiare solo le giovani nubili: ci considerano idolatri e, benché noi oggi li tolleriamo, potrebbero bene, se fossero i padroni, non lasciare al mondo che le nostre giovinette.
Sarebbero soprattutto obbligatoriamente costretti a uccidere tutti i turchi, ciò è evidente: infatti i turchi possiedono il paese degli etei, gebusei, amorrei, gersenei, evei, aracei, cinei, amatei e samaritani. Tutti questi popoli furono colpiti dall’anatema; il loro paese, che si estendeva per più di venticinque leghe, fu donato agli ebrei da più patti consecutivi; devono rientrare in possesso dei loro beni; i seguaci di Maometto ne sono gli usurpatori da più di mille anni.
Se oggi gli ebrei ragionassero in questo modo, è chiaro che non ci sarebbe altra risposta al loro agire che metterli in prigione.
Questi sono indicativamente gli unici casi in cui l’intolleranza pare ragionevole.